top of page

BRINDISI, San Benedetto

  • Immagine del redattore: Paolo Salvi
    Paolo Salvi
  • 23 mag
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 24 mag

SAN BENEDETTO, Interno con vista delle navate verso il coro
SAN BENEDETTO, Interno con vista delle navate verso il coro

STORIA Brindisi nel IX secolo era terra di confine contesa tra Bizantini e Longobardi e nel 836 aveva sofferto le devastazioni dei Saraceni. Rioccupata dai Greci, dopo aspre lotte si arrese nel 1071 alla dominazione normanna. Divenuta sede arcivescovile nel X secolo venne unita alla diocesi di Canosa, mentre la sede del vescovo era stata trasferita ad Oria, nell’entroterra salentino, fino al 1089. Un precedente monastero benedettino esisteva sull’isola che chiude il porto, ma di esso purtroppo non restano che scarsi resti, essendo stato distrutto nel XV secolo da Alfonso d’Aragona.        Tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII venne fondato extra moenia il monastero di San Benedetto, che in origine era dedicato a Santa Maria Veterana delle monache di San Benedetto. Il più antico documento che lo nomina risale al 1097 ed un atto di donazione al monastero di vari beni immobili da parte del conte Goffredo di Conversano e da sua moglie Sichelgaita, probabilmente i due fondatori normanni. Papa Pasquale II di lì a pochi anni avrebbe consacrato la prima badessa.              La cronologia è confermata dalle strutture architettoniche conservate come il chiostro, la chiesa e la torre campanaria, che tipologicamente hanno caratteri che rimandano al volgere dell’XI secolo al XII.          Il monastero ebbe un lungo periodo di prosperità tanto che ancora ne ‘600 poteva ospitare oltre 100 monache. In quel lungo periodo conobbe nel XIII secolo lavori di trasformazione del chiostro e intorno al 1750 la sopraelevazione delle pareti laterali esterne della chiesa, probabilmente motivate da ragioni statiche conseguenti al terremoto che aveva portato alla distruzione della cattedrale. Ciò probabilmente comportò la demolizione delle coperture esterne piramidali delle volte, coperte da chiancarelle.        In quell’occasione forse avvenne il ribaltamento dell’orientamento con la costruzione del coro d’inverno adiacente alla facciata, senza comportare altre modifiche strutturali, se non lo spostamento dell’ingresso nel fianco meridionale, mentre il portale principale, smembrato, venne reimpiegato nella chiesa di Sant’Anna, in parte conservato nel Museo Provinciale. Altre trasformazioni riguardarono la consueta veste di stucchi e pitture che nei restauri dopo il 1950 vennero facilmente rimossi, restituendo la conformazione parietale originaria.


BRINDISI, San Benedetto, fianco meridionale
BRINDISI, San Benedetto, fianco meridionale

ARCHITETTURA  La chiesa di San Benedetto emerge dall’intricato assetto viario del centro storico in una piazza mostrando il fianco meridionale scandito da arcate cieche e dall’ingresso diventato nei secoli quello principale. La visione è alterata da sopralzo della muratura laterale avvenuta nel XVIII secolo, che maschera l’originaria copertura a piramidi ed ingloba anche la parete absidale, anch’essa scandita da due arcate cieche nel registro inferiore, con ghiere bicrome. Le arcate cieche in tufo carparo si impostano su semplici paraste innalzate su una zoccolatura conclusa da una cornice marmorea modanata. La bicromia diffusa nelle ghiere e negli inserti marmorei apparenta la chiesa brindisina piuttosto che a modelli a pugliesi a quelli coevi calabresi, siciliani e campani.     

SAN BENEDETTO, Portale laterale nel fianco meridionale (unico superstite)
SAN BENEDETTO, Portale laterale nel fianco meridionale (unico superstite)

Il portale laterale che risale alla fine dell’XI secolo si apre nella terza arcata. Inquadrati dalle due paraste sono gli stipiti coperti da intrecci vimini che proseguono ininterrotti nella ghiera. Tra i due stipiti è un pesante architrave di impostazione classica a foglie d’acanto, ma scolpito con tre “metope” che rappresentano scene di caccia contro fiere, un leone a sinistra, un drago al centro e a destra un altro leone, dove i cacciatori armati di lancia hanno costumi orientali e berretti frigi. La fonte iconografica è quindi certamente mediorientale, forse sassanide, mediata da modelli arabi o bizantini secondo la Belli D’Elia. La modalità esecutiva non è un semplice bassorilievo, in quanto le figure tendono ad emergere dal fondo, quasi tridimensionalmente.Ad oriente il muro che racchiude le absidi e, dietro l’absidiola settentrionale cui è addossata, la tozza torre campanaria dai caratteri lombardi, percorsa da lesene e da archetti pensili, conclusa da una trifora nella cella campanaria, rappresenta un unicum in terra pugliese.            

SAN BENEDETTO, Planimetria (da Jaca Book, 1986)
SAN BENEDETTO, Planimetria (da Jaca Book, 1986)

All’interno San Benedetto è un edificio a pianta basilicale, diviso in tre navate da due file di colonne con la navata centrale coperta da crociere alternatamente su costoloni torici o a sezione rettangolare. Le crociere cupolate ricadono come gli archi trasversali sui capitelli sormontati da un robusto abaco.   Le navate laterali, strette e rettangolari, sono coperte invece a mezza botte. Il modesto dislivello tra le navate crea un aspetto di una hallenkirche (chiesa a sala).          La chiesa di Brindisi si differenzia dalle coeve chiese pugliesi a cupole in asse in quanto, pur mantenendo le volte a mezza botte sulle navate laterali, adotta una tipologia quale la crociera cupoliforme costolonata di tipo arcaico diffusa nell’XI secolo in area lombarda e nell’Europa del Nord, conseguendo un considerevole quanto singolare effetto estetico. Esempi prestigiosi di pesanti nervature rettangolari delle crociere sono nella torre della cattedrale normanna di Bayeux, nel Saint-Hilaire di Poitiers e nel nartece dell’abbazia di Saint-Pierre di Moissac.  In Italia il riferimento tipologico e cronologico è il Duomo di Aversa in Campania, di fondazione normanna, risalente alla fine dell’XI secolo.             Altre analogie si riscontrano con le lucane Cattedrale di Acerenza e la SS. Trinità di Venosa.   Longitudinalmente la chiesa consiste in quattro campate quadrate seguite dall’emiciclo della abside. Le navate laterali hanno strette campate rettangolari e terminano con una breve nicchia circolare. Le absidi sono in spessore di muro e quindi tutte racchiuse da una parete rettilinea, secondo la tipologia adottata su vasta scala in epoca normanna in terra di Bari.  


SAN BENEDETTO, capitello della navata maggiore raffigurante un leone con una preda tra le fauci
SAN BENEDETTO, capitello della navata maggiore raffigurante un leone con una preda tra le fauci

SCULTURA Oltre al già menzionato portale, sono di rilevante interesse i sei capitelli sulle colonne della navata e gli otto semicapitelli addossati alle pareti laterali e due sui semipilastri della controfacciata: raffigurano elementi vegetali come caulicoli a nastro, foglie arrotondate con nervature aperte o a ventaglio, terminanti in volute, spirali o rotelle,  simili a piccole conchiglie a pettine, analoghe a quelle del capitelli del chiostro o ad alcuni pezzi conservati nel museo e riconducibili al primitivi monastero di Sant’Andrea all’Isola. Dei capitelli l’unico figurato a motivi zoomorfi mostra un analogo schema compositivo: quattro animali si inseguono sulle quattro facce su un doppio giro di foglie di acanto, due arieti, con in comune un’unica testa dalle robuste corna, convergono in uno spigolo mentre, sul lato opposto, sono un leone con una preda in bocca (o forse un cucciolo) ed un vitello, volti in direzione degli arieti; una maschera mostruosa azzanna gli arieti sul dorso, al centro, proprio dove in un capitello corinzio generalmente starebbe un fiore. “Le forme animali, rigidamente ma vigorosamente delineate, sembrano compresse da invisibili piani che annullano ogni possibile risalto plastico e costringono le figure nelle singole facce del capitello. Gli spigoli ne vengono fortemente accentuati, anche quello che divide, come un crinale ad angolo retto, la testa comune ai due arieti” (Pina Belli D’Elia, 1986)     Lo stesso stile duro si riscontra ad Aversa e unirebbe le chiese campane di origine normanna a quelle pugliesi come Canosa e Brindisi.


SAN BENEDETTO, il chiostro (da Jaca Book, 1986)
SAN BENEDETTO, il chiostro (da Jaca Book, 1986)

CHIOSTRO A nord della chiesa si stende il chiostro quadrangolare al quale si accede dall’avancorpo aggiunto alla facciata o dall’ultima campata della navata settentrionale. È scandito perlopiù da quadrifore a doppia ghiera divise da colonnine poligonali che reggono capitelli a stampella scolpiti a figure zoomorfe, fitomorfe o decori geometrici. Questi, colonnine e capitelli a stampella, sono risalenti all’XI secolo e sono realizzati in marmo greco. I capitelli dalla forma trapezoidale e sormontati da un basso parallelepipedo quasi in forma di pulvino sono di carattere bizantineggiante: alcuni privi di decorazione, altri raffigurati con coppie di animali affrontati o intrecciati come buoi, arieti o leoni alati, che faranno poi da modello alle esafore baresi. A Brindisi, tuttavia, il modellato è più schematico, rigido e si apparenta a quelli della chiesa.                 Tutto ciò a dimostrare la coevità tra chiostro e chiesa, entrambi riconducibili alla fine dell’XI secolo. Gli interventi successivi hanno modificato soprattutto le coperture dell’ambulacro, dove sui lati meridionale e occidentale sono oggi a volta a botte rialzata su pesanti sottarchi in corrispondenza dei pilastrini tra le quadrifore, mentre gli altri due lati sono a crociera non costolonata. Nei restauri del secolo scorso hanno eliminato i barbacani addossati ai pilastri che contraffortavano le spinte delle crociere delle volte del XIII-XIV secolo. 

Foto e testi: Paolo Salvi

BIBLIOGRAFIA:

Pina Belli D’Elia, LA PUGLIA, coll. Italia Romanica, Jaca Book, Milano, 1986

 


DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: Portale fianco sud


Fianco meridionale e lato orientale


Interno: navate e absidi


Scultura: i capitelli


Il chiostro (da Jaca Book, 1986)



Comments


bottom of page