STORIA Della cappella di Montbonnet poco si sa circa le origini a causa della mancanza di documenti: risalirebbe all’XI o XII secolo ed era allora cappella signorale dei Montlaur, proprietari del vicino castello e di diversi altri nel Velay. Scarsamente documentata dalle fonti, venne citata la prima volta in un documento dell’Hotel Dieu di Le-Puy del 1213, quando era dedicata a Saint-Bonnet, ma si ricorda una primitiva dedicazione a Saint-Jacques. Verso la fine del XIV, con la diffusione del culto di San Rocco, santo taumaturgo contro le epidemie di peste frequenti nel Trecento, assunse la nuova dedicazione. Distrutta da un incendio durante la guerra dei Cent’Anni, venne ricostruita nel XV secolo. Importanti lavori furono intrapresi nel 1943 dal curato di Bains: sgomberi, ricostruzioni, perforazioni, imbiancature. Nel 1988-90 vennero effettuati sondaggi archeologici all’esterno, mentre una completa campagna di restauri intervenne nel 2008-09.
ARCHITETTURA
Localizzata in campagna, poco lontano dalla collina su cui si erge il castello di Montbonnet, è un piccolo edificio basso e tozzo, come interrato, su cui si erge un campanile a vela. La facciata occidentale, stretta tra contrafforti del XX secolo, è aperta da un portale gotico alquanto semplice e con stipiti troppo corti, sormontato da un oculo. Dall’ingresso, per alcuni gradini, si scende nella navata unica, di epoca romanica, composta di due campate e voltata a botte con sottarchi. A nord e a sud si apre una stretta monofora. Segue, dopo l’arco trionfale, la campata del coro gotica, rettangolare, coperta da volta a crociera costolonata, e illuminata da una monofora assiale, e due più recenti sui lati nord e sud della stessa.
Foto e testi: Paolo Salvi
BIBLIOGRAFIA:
Régis THOMAS, Martin de FRAMOND, Bertrand GALLAND, ÉGLISES DE HAUTE-LOIRE,
Le-Puy-en-Velay, 2015
Che bella, bellissima direi, come un rifugio in mezzo al verde, così interrata, come un bunker dove nascondersi nei giochi da bambini... Pareti di pietra, che sembrano muretti di campagna, e poi si trasformano in un luogo chiuso, nascosto, intimo, e allo stesso tempo forte e sicuro, dove rifugiarsi... E al di là dell'emozione che dà, quasi ricordo d'infanzia, mi colpisce questa architettura semplice, e però precisamente strutturata, con ogni elemento al suo posto, i contrafforti puliti e precisamente collocati, e la navata romanica che si integra senza fatica con il coro gotico... Per certi aspetti - soprattutto l'uso della pietra viva e le linee rette anche nella parte orientale - mi ricorda un po' il preromanico delle Asturie, terra…